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RUBRICA: Calcio-Napoli |
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Il fallimento della Superlega è la vittoria dei tifosi: l'Uefa invece...
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22/04/2021 - Il fallimento di Superlega è arrivato a distanza di 48 ore dall’annuncio di quella che si propinava come la “rivoluzione” del calcio europeo. Martedì sera, la maggioranza dei protagonisti si è ammutinata. Come se durante un colpo di stato, uno ad uno i colonnelli fanno dietrofront e lasciano il generale senza truppe. Tutti i club inglesi hanno detto “goodbye” al progetto di cui erano stati strenui proponenti fino a poche ore prima. Parliamo di Manchester City, Manchester United, Chelsea, Tottenham, Liverpool e Arsenal. In nottata, anche l’Inter si è defilata. E' la vittoria dei tifosi, specie quelli inglesi, che avevano subito protestato, anche in strada, contro quella che è una proposta delirante. E così, via via, si sono sfilati ufficialmente tutti i club, con comunicati un tantino ipocriti ("Siamo dalla parte dei tifosi, il calcio è loro" o concetti simili) e con scarico di responsabilità. Sono rimasti in sella, pur rimandando con comunicati ufficiali a data da destinarsi il perfezionamento del progetto senza perciò abiurarlo, solo Juventus e Real Madrid. Ovvero i fautori principali ed anche i colpevoli principali di questo tentativo goffo e arrogante di "prendersi" il calcio.
IL COMMENTO
Il fallimento della SuperLega è il fallimento di una proposta folle ed errata: rendere elitario il calcio (che è popolare) attraverso modalità sbagliate. Ovvero premiare i top club per diritto di censo e non per merito sportivo: una bestemmia. E per questo (ma non solo) che ero e sono contrario. Ma, attenzione (e purtroppo) non possiamo essere romantici e moralisti. La passione dei tifosi regge (ancora) questo movimento, ma il calcio è in mano ai potenti e ai ricchi, comunque. Da tempo. Fifa e Uefa credo cambieranno comunque strategia e (alla fine) verranno incontro ai potenti del calcio, magari destinando loro più fondi. Magari lo hanno già fatto. Magari con la nuova #Champions anticipata al 2022. Lo scenario di un accordo per evitare il propagarsi dello scontro frontale sembra quello più verosimile. Perchè, visto il livello economico-industriale raggiunto da questo sport (?), le istituzioni non possono più gestire miliardi di euro senza rischiare nulla. Purtroppo. Non è esattamente l’ideale del calcio che mi appassiona, ma così stanno le cose.
Spero tuttavia che questo sisma produca benefici seri: ovvero equa distribuzione dei ricavi tra i club (le società italiane invece di litigare tendano di più al modello inglese, unico imitabile, per distribuzione di diritti tv e per gestione stadi), salary cup, fondi vincolati alla crescita dei vivai, fair play finanziario serio, prezzi popolari negli stadi, via dal calcio mediatori senza scrupoli e fondi di dubbia provenienza alle spalle di grandi eventi (tipo Mondiale in Qatar). Sarò sognatore? Può essere. Lo faranno? Difficile. Però il fallimento della #Superlega non deve essere interpretato come la vittoria di Uefa e Fifa, che hanno tante colpe. Piuttosto come la sconfitta dell’arroganza degli altri, Perez e Agnelli in testa.
Perchè, come ho scritto due giorni fa, il calcio di oggi è già governato dal business. Da tempo. La SuperLega è un'idea sbagliata perchè era fatta per aumentare i ricavi di club supeindebitati, laddove probabilmente bisognerebbe contenere i costi e non inseguire con aste sanguinose i campioni e i loro ingaggi. Era (è) sbagliata perchè è inammissibile che ci siano 15 club su 20 sempre presenti nella competizione più ricca. Dove la vittoria vale e la sconfitta no. Dove il blasone vale e il merito no. Era (è) sbagliata perchè garantire 300 mln a testa a tali club avrebbe ancora di più drogato (e falsato) i campionati domestici. E non mi si dica che la Superlega avrebbe potuto avere successo come l'NBA di basket (c'è un commento splendido su Repubblica di oggi, di Boeri e Perotti che spiega bene le differenze), perchè le realtà e i presupposti non sono assolutamente sovrapponibili. Il fallimento della #SuperLega avrà un senso solo se il mondo del calcio coglierà l'opportunità di un vero cambiamento, nei format, nella distribuzione dei soldi e premiando anche il talento, le idee, il merito e non solo favorendo chi ha più denaro. Anche tenendo conto dei gusti cambiati dei tifosi (perchè è vero che i giovanissimi, peraltro senza stadio, si stanno allontanando pericolosamente. E non solo per colpa degli e-sports, ma anche per questa dissennata gestione del calcio) e dei tempi che cambiano velocemente. Accadrà?
p.s.: arriveranno le dimissioni (o la dismissione) per chi ha fatto queste brutte figure, peraltro giocando su più tavoli in modo scorretto? (dario sarnataro)
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